Olivetti P101 e ELEA 9003 | Intervista a Wladimir Zaniewski
In questo articolo riportiamo l’intervista fatta a Wladimir Zaniewski in un recente Podcast di Develer.
Alessia FD: Ciao a tutti benvenuti a questa nuova puntata di Develcast, il podcast di Develer. Questa sera abbiamo come ospiti due persone che hanno una storia bella da raccontarci. Parlo di Wladimir Zaniewski e Pietro Mantovani. Wladimir – lo chiameremo Wlady perché lo conosciamo da tempo – è un nostro caro amico. Sulla carta è un tecnico informatico elettronico, ma in realtà sappiamo che è un personaggio eclettico ed appassionato di tecnologia, di videogiochi e di retro-computing. L’altro ospite è Pietro Mantovani, che è un amico storico di Wlady ed è il digital marketing manager di Develer. Parleremo di un argomento a cui siamo particolarmente affezionati in Italia, la Olivetti, l’azienda italiana per eccellenza quando parliamo di innovazione, di visione del futuro, di sensibilità, di una filosofia aziendale che già guardava avanti, di un’attenzione al design e un esempio unico nella storia industriale italiana ed europea.
Lascio direttamente la parola a voi, vi lascio fare una chiacchierata sull’Olivetti e in particolare sulla Programma 101. Perché ne parliamo Pietro?
Pietro Mantovani: Ne parliamo qui con Wlady, carissimo amico appassionato di tecnologia un po’ come tutti noi. Parliamo in particolare della P101, ma ora mi dirai che non c’è soltanto la P101 di cui parlare. Ci sarebbero milioni di cose da dire, ci sarebbero tanti dispositivi, perché Wlady so bene che in casa tua hai un bel po’ di dispositivi elettronici, a partire da console per videogiochi se non sbaglio. Parlaci un po’ di qualcuno di questi videogiochi.
Wladimir Zaniewski: Videogiochi, ma anche console. Sono partito cercando di riscoprire i vecchi computer, e quindi ho iniziato a collezionare appunto alcuni computer dell’Olivetti, alcuni computer dell’IBM, fino ad arrivare al primo computer IBM, al primo computer della Atari e ai computer dell’Olivetti. Ma anche console, possiedo la prima console della storia che è l’Odyssey e flipper, cabinati, insomma tutto ciò che riguarda questo mondo.
Col tempo ho scavato sempre più indietro, fino a trovare appunto la Programma 101, che a mio avviso è stata una scoperta sensazionale, perché veramente è un po’ il prototipo e l’inizio di tutto il mondo informatico.
Pietro Mantovani: Infatti ho questa sensazione quando parlo e racconto un po’ di di te delle tue apparecchiature in Develer, la sensazione è che quando parlo di P101 vedo sgranare gli occhi, vedo facce molto incuriosite. Come mai? Qual è la storia di questo.. che poi cos’è esattamente? Un calcolatore, un computer? So che anche su questo si discute.
Wladimir Zaniewski: Sì, se ne discute e credo che sia per il fatto che la P101 è veramente ai primordi, all’inizio, là dove tutto si è sviluppato. Le basi per essere considerata appieno un computer le ha tutte a mio avviso, la conosco sia dal punto di vista elettronico che dal punto di vista della programmazione, in quanto ho fatto anche alcuni videogiochi, addirittura anche delle piccole conversioni di alcuni giochi come Lunar Lander.
E ovviamente la P101 non ha un monitor, forse per questo viene spesso vista in maniera strana, ma la realtà è che tutti i computer del tempo, degli anni 50 e 60, o almeno la maggior parte, non avevano il monitor! Come ad esempio anche l’ELEA 9003, e la 101 è veramente ai primordi, è una struttura fatta non di microprocessori e processori, ma di componenti discreti, quindi transistor, condensatori, resistenze, tutte cose a vista che sono montate su schede manualmente, e un’altra parte meccanica, cioè la parte della tastiera è meccanica quindi è veramente un oggetto particolare. Stampa su un cartoncino di carta, ma come lo facevano appunto al tempo i vecchi computer. Non è dotata di tantissime luci, ma comunque ha le sue lucine di avviso, è una cosa molto particolare. Anche per programmarla è stato geniale il modo con cui in Olivetti hanno sviluppato un metodo di programmazione intuitivo e quasi “a icone”, insomma, ci si avvicina.
Pietro Mantovani: E sicuramente non si parlava di sistemi operativi a quel tempo, mi immagino.
Wladimir Zaniewski: No, i sistemi operativi non esistevano. O meglio, qualche cosa veniva poi sviluppato manualmente dall’azienda che li utilizzava. Per me, parlare della P 101 è come parlare dell’inizio della storia – perché io vedo gli inizi dell’home computer con la 101 – e a quel tempo non c’era il sistema operativo: ogni persona sviluppava il suo software, e la P101 non faceva differenza, ognuno poteva sviluppare i suoi software e metterli nei suoi “dischetti” e poi avviarli quando era necessario. E questo allo stesso modo era più o meno quello che succede con l’ELEA 9003. Faccio sempre un paragone con l’ELEA 9003 per capire meglio, computer che appunto vado a visitare e attivare ogni tanto a Bibbiena, per mantenerlo in vita, e anche lì non esiste un sistema operativo.
Pietro Mantovani: Ora siamo già a parlare anche dell’ELEA 9003! Qui abbiamo materiale per tante discussioni. Tornando alla P101, quindi mi immagino che tu programmi in un linguaggio simile al linguaggio macchina praticamente.
Wladimir Zaniewski: Sì, è vicinissimo al linguaggio macchina, è simbolico ed è composto da semplici IF, quindi da salti condizionati e salti incondizionati, registri dove mettere i dati e poi un output e un input e vari comandi per sviluppare poi il software interno. Non ci sono proprio frasi perché – come uno può vedere anche da qualche foto che trova su Internet – è composto da qualche lettera e numero, e quindi la programmazione è simbolica; ci sono dei metodi che ritengo intuitivi e geniali, che semplificano molto la programmazione, almeno a paragone di altri mega computer del tempo.
Pietro Mantovani: Ma come ti sei ritrovato in possesso di questa macchina? Immagino non sia stato semplice trovarla, sono rarissime, si parla di dieci macchine in tutto o sbaglio?
Wladimir Zaniewski: Allora, al tempo se ne contavano poco più di una decina. Probabilmente ora ce ne sono di più, qualche decina. Dall’ultimo conteggio che fecero a Ivrea, mi pare che ne furono censite circa quaranta. Più o meno questo nel 2016. Ma non tutte funzionanti, una quarantina in generale, funzionanti saranno poi circa la metà. Io la trovai rotta, quando si ritrovano sono in delle condizioni pietose di solito. La parte elettronica funziona bene, quando l’ho ritrovata non l’ho assolutamente accesa. Ecco, per chiunque ne trovasse una, do un consiglio: non l’accendete subito, perché ci sono delle parti meccaniche, con delle cinghie in plastica, che nella cinquantina di anni che sono passati da quando sono state prodotte si disfanno, quindi non gira più il raffreddamento e c’è il rischio di bruciare tutto.
Io la trovai a Bologna tramite degli annunci – l’avevo cercata veramente per tanti anni – pareva in buone condizioni anche esteticamente, ma quando andai lì, era in uno scantinato, in un angolino. Chissà cosa ci avrei trovato dentro, quanta ruggine! Poi la portai a casa e provai a smontarla e pulirla. Fu allora che chiesi l’aiuto di Gastone Garziera, uno dei suoi tre creatori ancora in vita assieme a Giovanni De Sandre, mentre Pier Giorgio Perotto era morto nel 2001. Chiamai Gastone Garziera cercando normalmente il numero di telefono nell’elenco telefonico di Ivrea: avevo infatti conosciuto la Programma 101 tramite un documentario su YouTube, e sapevo i nomi dei principali tecnici che l’avevano creata e quindi provai a cercarli. Riuscii incredibilmente a rintracciare appunto Garziera, che mi invitò ad andare su a Ivrea, conobbi lui e gli altri ingegneri del team Olivetti, e insieme a loro passai un intero pomeriggio a fare una prima riparazione. Da lì poi continuai da solo a casa.
Pietro Mantovani: Notevole. Non so se si può spiegare qual era il problema, se è un qualcosa di comprensibile anche per noi comuni mortali.
Wladimir Zaniewski: Sì, aveva più di un problema. Una parte della meccanica, tutta la tastiera e tutto l’innesto dei pulsanti, sono tutti meccanici e hanno un sistema di blocco quando lei va in calcolo; quindi, quando inizia a calcolare, i tasti vengono bloccati e non si possono premere. Il problema era che questa parte meccanica si era incastrata e bloccata, quindi l’abbiamo dovuta smontare e lubrificare tutta. Poi c’era un altro problema sulla stampantina, anche quella non funzionava, non partiva e lì c’era un piccolo solenoide che era saltato. Non trovando il ricambio, ho dovuto sfilare tutto il filo del solenoide, che è praticamente come un capello, arrivare al punto di rottura e risaldarlo in maniera molto accurata e poi riavvolgere tutto. La stampantina devo dire che è una cosa piccola e complessa come un orologio, quindi è veramente delicata da smontare, infatti ebbi poi un consulto con uno dei tecnici meccanici dell’Olivetti, che per telefono mi guidò per smontarla. C’è tutta una serie di parti che si sincronizzano per riuscire a stampare su questo foglio di carta, perché stampa non come una macchina da scrivere comune, che ha tanti martelletti, ma c’è un unico martelletto che si muove e le lettere sono in un rullo cilindrico dietro, che girando molto velocemente, nell’istante in cui si trova la lettera corretta, il martelletto parte, batte sulla carta, che è tra il cilindro e appunto il martelletto, e stampa la lettera. Ovviamente, sopra, tra il martelletto e la carta, c’è poi un nastro tipico delle macchine da scrivere inchiostrato per lasciare il timbro. Non so se sono stato chiaro però, il meccanismo è più o meno quello.
Pietro Mantovani: Sei stato chiaro, però non abbiamo risposto a una domanda fatta all’inizio: che cos’è esattamente la P101 e come si potrebbe definire, perché dicevi appunto che è un dispositivo elettromeccanico. Ma è un computer o non è un computer?
Wladimir Zaniewski: Allora sì, a mio avviso è un computer a tutti gli effetti. La P101 è dotata di una parte che riguarda il processore e quindi l’unità di calcolo, è dotata di una sua memoria interna può archiviare sia il programma che i dati, può eseguire vari calcoli quindi può salvare nelle schede e ha un’unità di memorizzazione esterna come se fosse un floppy, anche se non ha la forma di un floppy, perché è una scheda magnetica che striscia all’interno della macchina, dove salva e rilegge sia i programmi che i dati salvati. Secondo me ha tutte le caratteristiche di un computer in modo veramente minimale e il linguaggio di programmazione è, a mio avviso, anche più avanzato di quello di alcuni computer dell’epoca, come ad esempio l’ELEA 9003 che è sempre degli anni 60, fine anni 50 per essere precisi. Molte istruzioni, come ad esempio i salti da una zona di memoria a un’altra, sono superiori come usabilità e come progettazione. Quindi a mio avviso sì, è un computer a tutti gli effetti.
Pietro Mantovani: Quindi c’è un po’ di contrasto rispetto a quello che alcuni dicono, mi dicevi che online a volte ci sono discussioni e anche su Wikipedia ci sono interventi contrastanti.
Wladimir Zaniewski: Sì, ci sono state delle discussioni, poi ora non ho più riguardato perché c’era stato qualcuno che l’aveva anche paragonata a una calcolatrice. Io non ci vedo assolutamente una cosa del genere, il dubbio spesso nasce solo dal fatto che questi vecchi computer vengono chiamati calcolatori. Ma è il modo con cui al tempo si chiamavano i computer. Spesso si utilizzava ancora negli anni 60 e anche un po’ negli anni 70 la nomenclatura calcolatore, e la uso anche io ancora, parlando sia della Programma 101 che dei computer successivi. Non vedo molte differenze perché alla fine l’unica differenza tra la 101 e un computer di oggi sta nella quantità, non nella qualità. È chiaro non esiste un monitor, però l’output fondamentalmente è quello che si potrebbe avere in un computer con il DOS in un certo senso. Ovviamente non c’è il DOS, però si ha una situazione simile.
Pietro Mantovani: Quindi non c’è un monitor. Però mi viene in mente quello che hai detto all’inizio della nostra chiacchierata, hai parlato di Lunar Lander, un gioco. Come fai a fare un videogioco per un prodotto che non ha un video?
Wladimir Zaniewski: Infatti la sfida era quella, e mi ci sono messo come sfida, perché mi diverte molto programmarci. Moon Lander, per chi non lo conoscesse, è un videogioco degli anni Settanta in cui c’è una piccola navicella che deve atterrare su una superficie che non è piana, è montuosa. Deve atterrare in un punto specifico e l’unica cosa che ci si limitava a fare era o andare a destra o a sinistra o dare gas per rallentare la caduta perché se si atterra troppo velocemente, anche se si atterra nel punto giusto, la navicella esplode. La stessa cosa l’ho rifatta nella 101. Ovviamente non si vede la grafica ma quello che si vede sono le coordinate dell’astronave, il carburante e la posizione della navicella. Ovviamente tutto questo riproducendo la gravità della Luna e la velocità e l’accelerazione di caduta di un oggetto che sarebbe sulla Luna. E poi mi dà delle coordinate quando io tocco il terreno, dato che mi segnala anche l’altezza quando tocca il terreno, mi dà come risultato la velocità con cui ho toccato il terreno e le coordinate di dove sono atterrato. Questa è più o meno il gioco ed era per dimostrare che, al di là del monitor, anche se mi stampa su un pezzettino di carta, Io posso ritrovare gli stessi risultati e le stesse caratteristiche che avrei su un monitor.
Pietro Mantovani: E hai citato più di una volta questo ELEA 9003, ora però ci devi dire qualcosa di più.
Wladimir Zaniewski: Sì l’ELEA 9003 è un grande computer degli anni sessanta, per grande intendo fisicamente grande: per capirci, 140 metri quadri, 20 tonnellate di peso, 20 Kw di consumo.
Fino all’arrivo del personal computer e, appunto della Programma 101 che fu una rivoluzione, i computer erano dei grossi armadi che stavano dentro a grandissime stanze e che potevano arrivare a più di 100 metri quadri.
L’ELEA è uno di questi. È stato l’ultimo di questi grandi computer che venivano prodotti dalla Olivetti. Io l’ho conosciuto proprio grazie alla P101 perché, quando andai a trovare questi ex Olivettiani a Ivrea, la prima cosa che mi dissero è che ad Arezzo esisteva ancora questo computer chiamato ELEA 9003. Io non ne conoscevo l’esistenza e quindi la prima cosa che feci dopo aver riparato la P101 fu di andare a Bibbiena, dove c’era questa vecchia scuola, a cui era stato donato questo ELEA 9003. Era stato donato dal Monte dei Paschi di Siena per uso didattico, quando la banca decise di non utilizzarlo più. Lì mi meravigliai, iniziai a comprendere ancora di più la differenza dei grandi computer di una volta con quelli di oggi. Vidi veramente il salto evolutivo che c’era tra i computer anni quaranta, cinquanta e sessanta, e quelli di adesso. Come la P101, anche quello è un calcolatore che stampa su un foglio di carta: molto più grande, con molte più istruzioni, molte più luci e molti più tasti e una complessità veramente enorme dal punto di vista elettronico. Non ci sono microprocessori né integrati, è tutto costruito a mano ed è un oggetto veramente impressionante.
Pietro Mantovani: intendi costruito a mano non soltanto nel senso dell’assemblaggio, ma proprio anche le bobine, venivano realizzate passando il filo a mano vero?
Wladimir Zaniewski: Sì, la memoria è fatta con delle bobine. Questo computer a Bibbiena ha due blocchi di memoria per un totale di 20 Kb (la base era 10Kb e poteva arrivare fino a 40Kb); questa memoria è realizzata con degli anelli di metallo: ci sono diecimila anellini per 10K, che venivano cuciti a mano, e sono visibili, si vede proprio il singolo bit – non si vede che si accende e che si spegne perché semplicemente si magnetizza – ma si vede proprio la singola memoria. Anche tutto il cablaggio è realizzato a mano. Sono stati passati filo per filo e ogni singolo componente connesso a mano, perché così si faceva. È come un grande grandissimo microprocessore, di cui ogni ogni parte è smontabile e sostituibile.
Pietro Mantovani: Bello il termine “cuciti”.
Wladimir Zaniewski: Sì, è esatto, ho usato questo termine poi magari c’era una piccola struttura e un sistema leggermente diverso, però effettivamente mi spiegavano che il team che si occupava di questo faceva proprio queste operazioni manualmente.
Pietro Mantovani: Ci hai detto però che sei stato a vederlo a Bibbiena, ma non è tutto.
Perché non è finita la storia di quanto sei rimasto coinvolto e legato a questo computer ELEA 9003.
Wladimir Zaniewski: Eh sì, esatto, perché dopo averlo visto cercai un di informarmi di più e proprio in quel periodo, era un periodo estivo, vennero giù gli ex Olivettiani che la scuola chiamava ogni 2 o 3 anni per mantenere in funzione l’ELEA e per revisionarlo. Da lì seguii con loro un corso base sull’ELEA. Poi ho iniziato a programmare un pochino, a fare qualche piccolo software anche lì, tra cui appunto anche un micro sistema operativo – ho messo un breve video su YouTube – e qualche piccolo gioco.
In questo momento gli altri che mi aiutavano purtroppo mi hanno un po’ abbandonato e quindi sono rimasto da solo ad occuparmene, anche se stanno arrivando alcuni aiuti da parte di altre persone, per lavorarci, per mantenerlo in funzione e per revisionarlo. Prima della pandemia quasi tutte le settimane andavo a Bibbiena, lo avviavo e facevo tutta una serie di check, di test e mi occupavo eventualmente anche di una parte di riparazione, sempre mantenendosi in contatto con gli ex Olivettiani, di cui uno si trova ora in Francia e un altro si trova a Torino. Con loro mi sentivo tramite Telegram di solito, gli mandavo le foto dei pezzi da cambiare oppure del pannello con le varie luci e con le varie situazioni in cui si trovava l’ELEA, e da lì si discuteva su come agire e sul da farsi per la riparazione. Purtroppo, dopo la pandemia c’è stato un po’ un blocco, speriamo di ripartire presto.
Pietro Mantovani: Forse chi ci ascolta non si rende nemmeno bene conto, se si pensa a quanto è la durata media di un dispositivo elettronico oggi, di un cellulare, qui stiamo parlando di far funzionare – continuare a far funzionare – una macchina è del 1957-58 se non sbaglio
Wladimir Zaniewski: Sì, è di fine anni 50
Pietro Mantovani: quindi mi immagino ci siano cose particolari per ripararla, soluzioni un po’ alla Apollo 13.
Wladimir Zaniewski: Sì, non c’è niente di standard purtroppo, e anche i manuali vanno un po’ decifrati e studiati tanto, li stiamo scannerizzando, un lavoro mastodontico, non si sa da quale parte farsi a volte.
Pietro Mantovani: Poi ci saranno componenti di ricambio, immagino, non disponibili in commercio.
Wladimir Zaniewski: No, è esatto, si cerca di mantenere l’originalità, quindi comunque di riutilizzare cose uguali o simili. Eventualmente si segna quando non si utilizza una parte originale. Per fortuna il Monte dei Paschi di Siena aveva tantissimi ricambi che ha donato insieme alla macchina. Tutta una serie di schede, ricambi e parti consumabili, quindi ancora abbiamo una buona riserva di questo materiale. Però diciamo questo è l’ultimo dei problemi, perché il problema principale è comprenderne il funzionamento e mantenerla.
Pietro Mantovani: Tutte cose veramente molto interessanti, ci sarebbe da parlarne ancora. Magari questo potrebbe essere il primo di una serie di incontri, magari ne faremo altri in cui parlare e approfondire questi temi. Una cosa importante: hai accennato al fatto che la manutenzione è la difficoltà maggiore che hai, quindi cerchi volontari?
Wladimir Zaniewski: Sì, quello indubbiamente, se ci fosse qualche persona appassionata di elettronica e programmazione, insomma se avesse voglia di imparare, perché si tratta anche di imparare, e poi dedicare di solito un fine settimana. Io il sabato vado là qualche ora, ma non tutte le settimane. Sarebbe fantastico se qualcuno fosse disponibile, perché non è facile insomma, è anche una posizione purtroppo non molto vicina alle grandi città perché Bibbiena è un po’ in mezzo ai monti.
Pietro Mantovani: E come può fare a contattarvi chi è interessato?
Wladimir Zaniewski: Sul sito dell’ELEA 9003, trova la mia e-mail e poi un po’ di informazioni generali, manuali e tutto ciò che riguarda l’ELEA 9003. Da lì può contattarmi oppure può contattare direttamente la scuola, l’ISIS di Bibbiena.
Pietro Mantovani: Perfetto ecco a proposito dell’ISIS: ma si può visitare l’ELEA 9003 se una persona comune volesse vederlo?
Wladimir Zaniewski: Certo, si può visitare, si può chiedere alla scuola oppure potete sempre scrivere all’email che trovate nel sito. Mi scrivete e ci mettiamo d’accordo per una visita. Io solitamente ve lo posso anche accendere e far funzionare, quindi mostrarlo in tutte le sue parti.
Pietro Mantovani: Sicuramente come Develer la faremo una gita di questo tipo. Appena la situazione pandemica permetterà di muoversi più serenamente.
Wladimir Zaniewski: E mi farà piacere, anche perché fino adesso non era possibile farlo, ma da pochi giorni la scuola ha riaperto a queste visite.
Alessia FD: Grazie mille! Grazie Wlady e grazie Pietro di questa chiacchierata fantastica. Vi aspettiamo presto per qualche altra chiacchierata, magari verremo a trovarti a Bibbiena.