Tirocinio in Develer: dalla scuola al lavoro
Intervista a Maria Chiara Cecconi e Luca Ottaviano
Alessia: Oggi parliamo di tirocini formativi. Lo facciamo con Maria Chiara Cecconi, sviluppatrice software, e con Luca Ottaviano, sviluppatore embedded.
A che cosa serve un tirocinio e perché lo facciamo? Lo chiedo a te, Luca, che sei anche tutor in Develer.
Luca: Accade spesso che, al termine del percorso scolastico, le persone siano molto preparate a livello teorico, ma non siano in grado di lavorare su un progetto concreto. In campo informatico fare un tirocinio ha molto senso. Infatti il tirocinante ha la possibilità di fare esperienza su temi specifici come il lavoro in team, le code review o la gestione delle priorità. Temi che raramente vengono affrontati durante gli studi.
Quindi, secondo me, è un percorso a volte necessario da intraprendere.
Maria Chiara, io ti faccio la stessa domanda, ma dal punto di vista di una persona che ha fatto un tirocinio in Develer. Pensi che sia utile fare un tirocinio per chi è appena uscito dal percorso scolastico?
Maria Chiara: Credo di sì, e nel mio caso lo è stato davvero molto. Dopo gli studi, sicuramente avevo buone conoscenze di teoria dell’informatica e di programmazione. Però ci sono ambiti in cui un percorso di studi, anche universitario, non può addentrarsi. Ci sono necessità differenti in ambito lavorativo, si devono avere altri tipi di abilità, e per me è stato fondamentale fare un tirocinio per acquisire le competenze complementari che mi mancavano.
Ricordiamo un attimo: qual è stato il tuo percorso?
MC: Dopo essermi diplomata come perito informatico all’istituto tecnico, ho proseguito prima con una laurea triennale e poi con la magistrale in Scienze informatiche.
Quindi hai affrontato tutte materie strettamente collegate all’informatica. E nonostante questo, però ti sentivi poco pronta per entrare nel mondo del lavoro. Com’è stata la tua esperienza di tirocinio in Develer?
MC: Eh sì, nonostante un corso di studi molto mirato sull’informatica, avevo comunque esigenza di approfondire alcuni aspetti. Per esempio, il lavoro in team, l’organizzazione del lavoro e poi effettivamente addentrarsi in quello che è il processo di lavorazione.
Luca, perché hai scelto di fare il tutor?
L: Innanzitutto perché mi piace, la trovo una cosa molto stimolante… forse sono un insegnante mancato! Trovo che i giovani abbiano tantissima passione, addirittura irruenza, a volte. Questo è molto stimolante, per me è una sfida personale trovare il linguaggio giusto con cui parlare ai singoli e incanalare poi tutte le loro energie verso un obiettivo concreto.
A volte capita che le persone abbiano tanta voglia di fare, e questo è molto positivo, però molto spesso si trovino a girare in tondo, perché manca loro la capacità – che si acquisisce con l’esperienza – di fermarsi un attimo e fare un passo indietro, per vedere le cose da un’altra prospettiva e ragionare su quello che si sta facendo. Il mio scopo, quando facciamo questi tirocini, è proprio trasferire queste capacità ai ragazzi.
Maria Chiara, come è stato Luca come tutor?
MC: Luca è stato un tutor molto competente e sa trasmettere molta energia, molta voglia di fare. Senz’altro lui, ma anche l’altro tutor che mi ha affiancata, sono state due figure molto presenti. Mi hanno seguito passo passo, mi hanno formato sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista più organizzativo del lavoro. Sono stati molto di supporto e mi hanno permesso anche di approfondire conoscenze che magari avevo già, consolidarle… e sì, poi non mi hanno mai obbligato a fare caffè! [Risate]
E ricordiamoci che tu hai fatto il tirocinio in un periodo particolarmente importante: all’inizio del 2020, quindi in piena pandemia.
MC: Sì, è stata senz’altro una sfida. Avevo iniziato il tirocinio in presenza, ma poi, col lock down, abbiamo dovuto interromperlo; fortunatamente, dopo poco, è stato autorizzato da remoto. Ci siamo rimessi subito al lavoro, organizzandoci con videocall e strumenti vari di condivisione e devo dire che non mi sono mai sentita abbandonata a me stessa. È continuato comunque un percorso formativo e d’appoggio molto utile e i tutor sono stati sempre molto presenti anche in quella occasione.
L: Sì, devo dire che secondo me Maria Chiara è stata veramente molto brava, nel senso che era organizzata, riusciva tranquillamente a “tirarsi fuori dai guai” fino a che non ci risentivamo. Però questo periodo non è stato facile, fare i tirocini in presenza è sicuramente più semplice. Per esempio, ci sono più momenti di “contatto casuali”, in cui puoi scambiare due parole con il tirocinante, che altrimenti si periterebbe a passare per chiedere informazioni o aiuto, con l’idea di disturbare. Che poi, se uno è il tutor, non è che sia un disturbo, insomma. Bisogna cercare di organizzarsi, ovviamente, per interrompere il meno possibile l’altro, però noi tutor siamo lì apposta!
Torniamo un attimo indietro. Maria Chiara, ma come hai fatto a scegliere Develer per il tirocinio? La conoscevi, te l’hanno consigliata, l’hai trovata online, su un volantino?!
MC: È stato un percorso di scoperta abbastanza singolare, perché è partito con un messaggio che ho ricevuto su StackOverflow e che ho letto dopo un po’ di tempo, visto che mi ero appena laureata ed ero in pausa da tutto. Dopo aver letto il messaggio, dato che stavo comunque valutando diverse opzioni e consultando vari siti di aziende, sono andata anche sul sito di Develer e ho trovato che la filosofia aziendale, gli obiettivi che si poneva e la mission erano molto coerenti col mio modo di vedere le cose e con quello che speravo di trovare in un’azienda.
Luca, a te che sei tutor, chiedo: perché un ragazzo o una ragazza dovrebbe scegliere Develer per fare un primo tirocinio?
L: Perché Develer è interessata a investire sulla persona per poi assumerla. Noi siamo sempre alla ricerca di persone capaci e valide da mettere in organico in pianta stabile. Sono orgoglioso di poter dire che oltre il 95% dei tirocini che abbiamo attivato si è concluso positivamente e che le persone sono state assunte. E questa è una cosa che mi fa veramente tanto piacere.
Personalmente, come tutor, prendo molto a cuore il processo di formazione e per questo ho fatto sì che formalizzassimo un processo replicabile di tirocinio insieme agli altri tutor dell’azienda.
Quindi, ad esempio, i nostri obiettivi sono formare la persona sull’uso degli strumenti di sviluppo, sulle best practice dei linguaggi, sulle librerie più utilizzate e insegniamo tecniche per la comunicazione efficace, lavoriamo sulla capacità di stimare il lavoro… tutte cose che poi servono effettivamente durante la vita lavorativa. Oltre alla parte di esercitazione vera e propria, ci inventiamo dei progetti da svolgere che non sono progetti a caso. Sono invece creati proprio in base al loro valore educativo, tutti gli esercizi che vengono fatti fare vogliono far esplorare al tirocinante un aspetto diverso. Non sono attività fini a se stesse, fatte per far passare i sei mesi, insomma!
Maria Chiara, in pratica cosa hai imparato durante il tirocinio?
MC: Principalmente ho appreso l’utilizzo del Framework Qt, ma ho anche approfondito le mie conoscenze di C++. Oltre a questo, abbiamo visto anche cose non strettamente tecniche. Ad esempio, una cosa che non avevo mai fatto fino ad allora erano le code review.
Ci sono questi vari aspetti molto importanti, perché spesso i team sono molto strutturati e complessi, e certe attività, anche se non strettamente tecniche, le ho trovate poi fondamentali per il percorso lavorativo che ho intrapreso.
E quale è stato il tuo percorso lavorativo finora?
MC: Alla fine del tirocinio, sono stata assunta in Develer come sviluppatrice software di Qt e C++ per sistemi embedded, quindi direi che il tirocinio si è concluso nel migliore dei modi, esattamente come speravo. Proprio per questo dicevo che le attività non tecniche mi sono risultate molto utili, e col senno di poi, direi che se non avessi avuto modo di vedere questi argomenti ed esplorarli durante il tirocinio prima di lavorare a un progetto reale, mi sarei trovata molto in difficoltà.
Luca, il tirocinio si è concluso positivamente, come abbiamo detto che si conclude la maggior parte dei tirocini in Develer. Solitamente i tirocini durano sei mesi, come funziona?
L: Sì, diciamo che sei mesi è la durata standard. Non è detto che si arrivi per forza alla fine dei sei mesi, magari interrompiamo prima se vediamo che le cose vanno molto bene, anche se comunque di cose da fare ce ne sono, come può testimoniare Maria Chiara.
In generale, abbiamo una prima parte – i primi due mesi – in cui facciamo fare un po’ di studio di tecnologia, cominciamo a vedere Git anche in modalità avanzata e si porta avanti un piccolo progettino. Poi c’ è una una review di come sta andando il tirocinio.
Il nostro obiettivo è sempre essere molto trasparenti con la persona; la review è più un passo formale che facciamo per sedersi tutti intorno a un tavolo, riguardare gli obiettivi che ci eravamo dati a inizio tirocinio e vedere come procede, nel caso in cui ci siano correzioni da fare. Ovvio che la review non è il primo momento in cui la persona ha sentore che ci sia qualcosa da rivedere, perchè gli aggiustamenti vengono fatti via via; come ho detto, il checkpoint dei due mesi è più un momento formale per poi iniziare la seconda parte.
Nel resto del tirocinio, imbastiamo un progetto semi reale e a questo punto la persona procede allo sviluppo, facendo stime del lavoro e imparando a dividerlo in task. Sappiamo che questo è un po’ in contrasto con quello che succederebbe in un team di lavoro “reale”, in cui se entra un junior, ha task già divisi e assegnati, ma noi riteniamo che sia una competenza utile da avere.
Poi, una volta che abbiamo affrontato tutti questi punti, la persona è pronta per entrare davvero in un team di sviluppo..
…e vissero tutti felici e contenti.
L: Ho capito, ho parlato anche troppo… 🙂
No, invece è interessante, perché sono cose che non si dicono. Si sa che il tirocinante viene lì, fa due caffè, fa le fotocopie e poi chissà che cosa gli fanno fare. Invece, il fatto che impari tutti quanti gli step necessari per un lavoro, che sappia in teoria ricoprire vari ruoli, fino addirittura a quello del Project Manager (PM) o del Tech Leader (TL) con la divisione dei task…
L: Esatto. Tipicamente, in un team di lavoro in cui c’ è un TL, è lui che fa la divisione dei task. Però una competenza che prima o poi le persone devono acquisire è quella di vedere un task nella sua interezza e immaginarsi tutti i sotto task. Prima si comincia, meglio è.
Sì, vuol dire dare una visione d’insieme del lavoro: non soltanto sai sviluppare la singola cosa, ma sai capire com’è strutturato tutto il lavoro, e non è poco.
MC: Sì. Poi vorrei aggiungere che, nonostante la suddivisione in attività lavorabili generalmente sia un compito che viene svolto dal TL o dal PM, può succedere che, per necessità varie, il TL suddivida il lavoro in delle macro attività e appunto sia poi lo sviluppatore a costruire delle attività più piccole ed effettivamente lavorabili. Quindi nella realtà, questo tipo di competenza risulta utile anche allo sviluppatore. Il nostro lavoro non è una scatola chiusa dove lo sviluppatore ha il suo task pronto, super documentato e immediatamente lavorabile o dove scrive codice e basta! Ecco perché sono utili queste conoscenze trasversali.
Ricapitolando: il tirocinio è utile quando si fa per bene, pensando allo sviluppo a tutto tondo della persona: quindi non soltanto la parte tecnica, ma anche la parte organizzativa.
È utile anche se si esce da un percorso di studio mirato, ma che comunque non ti ha dato la possibilità di testarti sul campo e di lavorare con altre persone.
E, ultimo punto fondamentale, noi in Develer cerchiamo sempre nuovi talenti: chi vuole fare l’appello a venire a fare il tirocinio da noi?
L: Venite, venite, ci si diverte molto!
MC: Effettivamente posso testimoniare in prima persona che è un’esperienza estremamente positiva, e quindi incoraggerei chiunque esca da un percorso di studi di qualsiasi livello a venire da noi e non lasciarsi scoraggiare dall’idea di iniziare un percorso di tirocinio. Anche se a primo impatto può sembrare una ridondanza dopo un lungo percorso di studi, nella realtà poi non è così, perché ci sono queste tematiche che l’università – o comunque un altro percorso di studi – non può proprio fisicamente coprire. Quindi venite in Develer: si sta bene, c’è l’aperitivo, c’è il ping pong! E giuro che durante il tirocinio non viene maltrattato nessun tirocinante: nessun tirocinante viene costretto a fare caffè, portare fotocopie e qualsiasi altro stereotipo sui tirocinanti possa venire in mente!
Luca, ma chi volesse candidarsi per un tirocinio come deve fare?
L: Abbiamo la posizione aperta sul nostro sito. Basta andare qui, mandate il vostro CV e noi lo guarderemo a breve.
Grazie Maria Chiara. Grazie, Luca. Grazie per la chiacchierata a tutti quanti. Buona giornata e vi aspettiamo in Develer